-Scusi. un Kg di pane…
-Sono 10 unità di libertà
-Ecco a lei…
La ringrazio. buona giornata.
Sembra paradossale, ma non lo è.
La storia ci ha sempre insegnato che la libertà può divenire un’ottima valuta di scambio.
Non ho intenzione di fare un ragionamento storico, non voglio fare propaganda, quello che segue è solo una riflessione sui motivi che possono spingere un essere umano a cedere i suoi diritti per inseguire una visione, un’illusione.
Mi trovo sempre a sorridere quando parlo con certi sostenitori del nazionalismo, il fatto è che loro spesso hanno le idee chiare su come dovrebbero andare le cose in un Paese, questo bisogna ammetterlo. Purtroppo hanno sempre quel piccolo difettuccio, che risiede nel fatto che per far reggere le loro tesi e per costruire il loro mondo, dovrebbero invadere la libertà altrui, la mia compresa.
Ovviamente non vi sto a dire che la cosa mi sta sul culo.
No, nessuno venga a farmi dietrologia sul significato della libertà. Partiamo dal presupposto che la libertà è uno stato mentale che si riflette nella possibilità di compiere determinate azioni.
Non esiste la libertà se non in un’ottica di “poter fare”. Ogni epoca ha la sua libertà, circoscritta da confini che la limitano e che sono sempre apparsi limitanti per alcuni, meno per altri.
Nessuno può fare della libertà la propria bandiera, non può farlo il nazionalismo, non può farlo la democrazia o l’anarchia. Nessun sistema è capace di garantire LA libertà.
Ovviamente, credo sia possibile ampliare il ventaglio delle possibilità di ogni individuo in modo tale che riesca a vivere il proprio SENSO di libertà
Una società civile deve essere consapevole che non può fare a meno di espandere il ventaglio del “poter fare” di ogni individuo, meno che non voglia essere un fattore limitante per la crescita spirituale e culturale di ognuno.
Proprio questo i nazionalisti stentano a comprendere, probabilmente una economia strettamente controllata e gestita in modo corretto può anche arrivare a raddoppiare o triplicare il PIL. Almeno da quanto loro sostengono circa l’applicazione dei principi nazionalisti in altri Paesi, spesso del terzo mondo.
L’applicazione dei principi del nazionalismo sono stati in grado di aumentare la produttività del Paese, migliorare la qualità della vita, che ancora in modo ottuso si continua a giudicare esclusivamente dai consumi e non dalla produzione innovazioni culturali o dal contributo che una nazione offre all’espansione del libero pensiero.
Ovviamente, il libero pensiero non può prescindere dall’incontro e dallo scontro di opinioni differenti.
Il difettuccio insignificante delle forme conosciute e applicate del nazionalismo risiede nel fatto che per far si che il “Paese ideale” funzioni si necessita di una straordinaria omologazione del pensiero. Se l’ingranaggio si inceppa il sistema comincia a crollare. Lo sapevano bene i vari Stalin e i vari Hitler per questo le “purghe” erano all’ordine del giorno.
Qualcuno potrà dire che l’omologazione del pensiero esiste anche oggi. Non posso che dire che è vero, tuttavia, in uno stato fascista o comunista, queste mie parole potrebbero essere affogate nel mio stesso sangue. Con il sistema attuale no, e questa è una scomoda verità per alcuni.
A me sarebbe impossibile scrivere quello che più mi piace e a voi di leggere quello che più vi pare. Ritengo il potermi esprimere così liberamente una componente essenziale del mio “poter fare”. La domanda è…
Quando sarei disposto restringere il mio ventaglio di possibilità in favore di provvedimenti che implichino una costrizione delle stesse?
Bè, semplicemente ho il brutto vizio mangiare e quello purtroppo ha la priorità, nulla può essere fatto senza niente nello stomaco e non so fino a che punto preferirei scrivere sul mio blog invece di mangiare.
Se ci sono grandi eroi pronti a morire per le proprie idee, questo è il momento di abbandonare il post.
Trovo ridicolo che ci sia gente che pensi di sapere cosa farebbe in situazioni che non ha mai vissuto.
La mia non è un'ammissione di viltà, ma un monito.
L’attuale sistema è quello della democrazia rappresentativa, quindi no, non sta scritto in nessun cazzo di posto che dovete decidere voi sulle politiche di un Paese. Il vostro diritto/dovere è quello di votare, dato che la maggior parte della popolazione è incompetente sulla maggior parte degli argomenti che permeano la vita politica di un Paese, fate un atto di umiltà e mettetevi da parte.
Non siete in grado, non che i politici che abbiamo siano competenti ,ma la presunzione di saper fare di meglio è irritante.
Probabilmente nell’era post Grillo può sembrare assurdo, ma il voto ha un potere enorme. E questo non sempre è un vantaggio. Tuttavia il fatto di poter deporre “dittature a tempo determinato” mettendo una scheda in un buco rappresenta già un’ottima conquista. Che poi mettiate crocette a cazzo di cane come negli ultimi 40-50 anni è solo un sintomo di quanto disastrosa sarebbe la democrazia diretta.
Ovviamente, in un sistema autoritario come quello basato sui principi nazionalisti questa possibilità viene meno. In pratica ai fascisti la democrazia potrà fare anche schifo, ma nel momento in cui uno Stato fascista cominciasse a fare delle immense cazzate, verrebbe meno anche la possibilità di esiliare certe persone dal buco da dove sono uscite.
Nel caso della democrazia diretta invece, la colpa non è di nessuno e quando la colpa non è di nessuno si fa fatica a capire chi e dove si sbaglia.
Ancora non credete che la democrazia per certi versi sia una gran cosa?
Il fatto è questo, bisogna mettersi una mano sulla coscienza. Bisogna costantemente prestare estrema attenzione alle nostre scelte, tutti noi abbiamo una grande responsabilità. Facendo le scelte sbagliate molto probabilmente, finiti i soldi, ci toccherà usare la libertà come valuta di scambio.
Vassili
mercoledì 4 settembre 2013
martedì 3 settembre 2013
Dialogo con i testimoni di Geova
TOC TOC
Ha un minuto per ascoltare la parola di Dio?
Sempre a me, vi giuro, sempre a me. I testimoni di Geova esperti nell’ arte ninja hanno la capacità di trovarsi esattamente sul pianerottolo d’avanti alla porta della mia umile casa universitaria.
Ovviamente, la frequenza degli incontri molesti aumenta in maniera direttamente proporzionale all’urgenza dei miei impegni.
Poco male, questa volta decido di parlarci, credo di avere abbastanza elementi da riuscire a mandarli in crisi mistica, questo perché tendo a sottovalutare la stupidità. Non posso farne a meno, l’ottusità non è misurabile quindi non esiste una contromisura adatta. Più semplicemente, manca la fase di valutazione e quando ti trovi ad avere tutti gli elementi per dire a qualcuno che è un coglione hai già chiuso la conversazione da tempo.
Mi pongono delle domande, io cerco di dare delle risposte.
• Lei crede in Dio?
Questa è un’ottima domanda, diciamo che non amo le posizioni degli atei, perché fideistiche almeno quanto quelle religiose. Credo che l’ateismo manchi di umiltà ma la religione manchi di economia.
Quindi con molta calma risposi:
“Se mi parla di Dio come un postulato, come una condizione “sine qua non” le collassa mezza vita sopra, allora no.” Mi godo l’effetto delle mie parole, aspetto la risposta…
Mi guarda in modo interrogativo, io continuo:
“Le sto solo dicendo che trovo la religione economicamente sconveniente, non in senso prettamente finanziario, ma da un punto di vista dei processi cognitivi coinvolti. Probabile che la religione abbia tutte le risposte giuste, ma a quanto pare, sono le domande a essere sbagliate.”
Trovo poco utile inoltrarmi in ragionamenti arzigogolati sulla religione, il problema è che quando lo faccio, irrimediabilmente per arrivare al punto devo uscire dai paletti imposti dalla fede. Non puoi farne a meno. A un certo punto sei obbligato a credere, ed io mi rifiuto.
In fondo, non vedo la differenza tra la loro ignoranza e la mia ignoranza sui misteri dell’universo. Non percepisco la superiorità di un tipo di ignoranza solo perché riescono a costruirci un impero sopra.
L’ignoranza è ignoranza ,punto.
Continuando il mio discorso…
“Ritengo un enorme spreco di energia e tempo ignorare la logica per esplorare circuiti di pensiero che sono fatti per portare da nessuna di parte”.
Forse loro aspettavano questo, infatti, li vedo sorridere, non avevano capito che li stavo ancora stuzzicando.
MA TU SAI BENE CHE LA LOGICA HA DEI LIMITI!
Rispondo: “certo, è molto probabile che quello che dici sia vero, ma stando ai fatti, il mio sistema di valutazione dei fenomeni ha una resa straordinariamente più elevata della vostra, che è evidentemente limitante. Nulla di personale, ma se parliamo di rendimento, il mio modo di operare a giudicare dai risultati ottenuti è molto più efficace.”
Non stavo mentendo, nel limite della mia esperienza, la visione razionale del mondo funge come una straordinaria leva evolutiva. Volendo contrarre il mio ego al massimo sostenibile, direi che non ho mai rilevato alcun notevole vantaggio nei loro atti di fede. Il più delle volte ho riscontrato solo una maggiore accettazione degli eventi nefasti in modo straordinariamente passivo o, in alternativa, in modo estremamente fiducioso. Niente che non si possa fare nella stessa misura utilizzando la ragione, e a volte, i risultati sono addirittura migliori.
Avrete compreso il fatto che la mia non è una “Filippica” contro la fede o la religione, ma solo una valutazione dei collaterali, che se non sono svantaggiosi, spesso non risultano nemmeno utili per migliorare la qualità della vita.
La cosa che mi colpiva è che per quanto io mantenessi un tono estremamente moderato sul loro volto era evidente l’astio dei miei confronti.
Voglio azzardare che non siano contenti del fatto che qualcuno riesca a essere felice senza le loro genuflessioni, senza i loro cilici intellettuali, senza le loro costrizioni morali. Io, privo di ogni possibile sacralità e procedura rituale ero felice, stavo bene e non avevo nulla che loro potessero darmi. L’unica differenza era che entrambi avevamo la ragione, ma io, a differenza loro, non avevo la fede. Questo “status quo” rendeva incredibilmente superflua la loro protesi del benessere e mentre io apparivo sempre più rilassato, loro si irrigidivano.
No, forse qualcuno starà ridacchiando, ma non ne ero per nulla contento, la mia era semplicemente compassione.
I toni cominciano a degenerare, almeno i loro, si fanno più acuti e più pungenti:
Quando ti guardi intorno e ti rendi conto dell’estrema perfezione della natura, non vedi in questa, l’opera dei una mente superiore?
Ci rifletto un po’…
Questa solitamente è la loro “carta buona”, ma a giudicare dal seguito non è stata una buona scelta. Decido di rispondere in modo altrettanto ironico:
“Voi vedete intelligenza in tutto ciò? Io non vedo alcuna intelligenza, per parlare di intelligenza dovremmo apprezzare salti evoluzionistici che vanno dal Carbonio a un protozoo senza intermedi di alcun tipo.”
Mi spiego meglio, la loro teoria ha un buco enorme, determinato dal fatto che per stare in piedi deve prendere per buono il creazionismo. E questa è una grossa falla. Non mi tirate in ballo la solfa dell’uomo e dell’anello mancante. L’anello mancante a mio modestissimo parere non si è mai estinto, ancora oggi abbiamo gente che se non fosse per il fatto che l’evoluzione non può segargli le gambe, perché protetti dalla società, sarebbe irrimediabilmente spazzata via dalla selezione naturale (lol).
A voler giocare di fantasia, la struttura sociale degli antenati dell’uomo, ha permesso la coesistenza parallela di 2 diverse linee evolutive, una meno evoluta e una destinata ad evolversi. Probabilmente le due linee non sono entrate in conflitto ma hanno finito per fondersi reciprocamente.
Ma questa è solo una mia personalissima teoria e probabilmente è una tremenda cazzata, serve solo per rendere l' idea che ficcare Dio ovunque non è la soluzione più indicata per arrivare alla conoscenza.
Personalmente non ho problemi solo con alcuni elementi di queste dottrine, ma con gli “umanisti” in generale. Senza farla troppo lunga, mentre gli scienziati cercano soluzioni credibili alle domande che l’uomo pone, sottoponendo le proprie teorie a una dura analisi scientifica, gli umanisti hanno la straordinaria capacità di rompere solo il cazzo senza proporre soluzioni concrete, non dico tutti, ma buona parte di quelli che conosco.
Dopo questa lunga parentesi torniamo al mio dialogo, ah…stavo parlando io.
“Credo che non ci sia nulla di eccezionale nei risultati di una “brute force” di miliardi di anni. Non mi stupisco che l’entropia, unita a una collisione spontanea degli atomi e coadiuvata dalla normale tendenza delle molecole a formare legami per dare vita a strutture di ordine superiore sempre più stabili, abbia portato tra le miliardi di combinazioni possibili al “codice della vita”.
Io tendo a semplificare, se una cosa esiste è solo perché vi è la possibilità che lo faccia. Nulla di più. Le condizioni e le modalità che permettono l’esistenza di qualcosa continua a rendere superflua la fede, perché questo è dominio delle scienze naturali. Chi sostiene che la fede abbia dato più risposte della matematica nel ramo dell’analisi dei fenomeni e delle condizione nel quale si verificano mi faccia 2 esempi.
I miei interlocutori a questo punto cominciano a sparare le solite banali cartucce:
Ma non ti pare che qualcuno debba pure aver creato quell’atomo di cui parli, da qualcosa si è dovuto pur partire no?
So molto bene come rispondere a questa domanda, sorrido.
“Vedo che avete problemi con “il nulla”, non so se davvero sia mai esistito un vuoto assoluto, qualcosa di umanamente incomprensibile, non ho gli elementi per affermarlo.”
“Ah vedi! Quindi ammetti che c’è bisogno di un’entità che permetta di dare luogo alla prima scintilla, che garantisce l’Esistenza!”
Hehehehe, la trappola ha funzionato.
“Come dicevo prima, voi avete problemi con il nulla, ma pare che non abbiate nessun problema con “l’increato”.
Questo è abbastanza comico, dite più probabile l’esistenza di un’entità intelligente e complessa, ma credete impossibile l’esistenza a priori della più piccola particella subatomica.
Perché Dio può esistere da sempre e creare il tutto e non ritenete accettabile che da sempre esiste il più piccolo elemento della materia? Non voglio parlare di cosa sia più credibile, ma le due cose si equivalgono.
Qui segue la loro ultima cartuccia:
“E come ti spieghi i miracoli?”
Non me li spiego con la fede. Semplicemente è peccare di superbia credere che tutto ciò che si crede “naturale” o quotidiano sia distinguibile dal “divino” sulla base della propria, personalissima esperienza (o meglio, ignoranza). Supponiamo che alcuni eventi si verifichino una volta ogni mille anni, il fatto che tu li possa apprezzare per la prima volta, non implica che siano atti divini. Quindi la cosa non sta in piedi. Non credo che una guarigione improvvisa sia impossibile, quindi non credo che debba intervenire Dio per renderla possibile, è molto semplice.
Uno più limiti ha, più Dei ci piazza.
Tutto dipende da cosa credi impossibile e meno conosci dell’impossibile, più devi tamponare con Dio. Lo dimostra il fatto che Dio viene quotato sempre peggio da quando la scienza esiste.
La conversazione era finita, loro lo sapevano, io lo sapevo. Chi aveva vinto nessuno può dirlo, non si vince in certe cose. Io tornai alla mia giornata, loro si guardavano un “bubbone” chiamato fede che da quel giorno avrebbero stentato a giustificare.
No, non sono ateo, ribadisco. Non prendo posizioni su quello che non conosco a differenza dei religiosi.
La religione non mi infastidisce, anzi, la reputo molto utile. Per come la vedo io, la Bibbia non rappresenta più una buona base su cui basare l’etica moderna, ci siamo evoluti e insieme a noi i nostri bisogni e la nostra visione del mondo.
Vorrei giudicare la religione e la fede come meritano e definirle per quello che sono:
un’ottima psicoterapia preventiva, nulla di più, semplice psicoterapia.
Vassili.
Ha un minuto per ascoltare la parola di Dio?
Sempre a me, vi giuro, sempre a me. I testimoni di Geova esperti nell’ arte ninja hanno la capacità di trovarsi esattamente sul pianerottolo d’avanti alla porta della mia umile casa universitaria.
Ovviamente, la frequenza degli incontri molesti aumenta in maniera direttamente proporzionale all’urgenza dei miei impegni.
Poco male, questa volta decido di parlarci, credo di avere abbastanza elementi da riuscire a mandarli in crisi mistica, questo perché tendo a sottovalutare la stupidità. Non posso farne a meno, l’ottusità non è misurabile quindi non esiste una contromisura adatta. Più semplicemente, manca la fase di valutazione e quando ti trovi ad avere tutti gli elementi per dire a qualcuno che è un coglione hai già chiuso la conversazione da tempo.
Mi pongono delle domande, io cerco di dare delle risposte.
• Lei crede in Dio?
Questa è un’ottima domanda, diciamo che non amo le posizioni degli atei, perché fideistiche almeno quanto quelle religiose. Credo che l’ateismo manchi di umiltà ma la religione manchi di economia.
Quindi con molta calma risposi:
“Se mi parla di Dio come un postulato, come una condizione “sine qua non” le collassa mezza vita sopra, allora no.” Mi godo l’effetto delle mie parole, aspetto la risposta…
Mi guarda in modo interrogativo, io continuo:
“Le sto solo dicendo che trovo la religione economicamente sconveniente, non in senso prettamente finanziario, ma da un punto di vista dei processi cognitivi coinvolti. Probabile che la religione abbia tutte le risposte giuste, ma a quanto pare, sono le domande a essere sbagliate.”
Trovo poco utile inoltrarmi in ragionamenti arzigogolati sulla religione, il problema è che quando lo faccio, irrimediabilmente per arrivare al punto devo uscire dai paletti imposti dalla fede. Non puoi farne a meno. A un certo punto sei obbligato a credere, ed io mi rifiuto.
In fondo, non vedo la differenza tra la loro ignoranza e la mia ignoranza sui misteri dell’universo. Non percepisco la superiorità di un tipo di ignoranza solo perché riescono a costruirci un impero sopra.
L’ignoranza è ignoranza ,punto.
Continuando il mio discorso…
“Ritengo un enorme spreco di energia e tempo ignorare la logica per esplorare circuiti di pensiero che sono fatti per portare da nessuna di parte”.
Forse loro aspettavano questo, infatti, li vedo sorridere, non avevano capito che li stavo ancora stuzzicando.
MA TU SAI BENE CHE LA LOGICA HA DEI LIMITI!
Rispondo: “certo, è molto probabile che quello che dici sia vero, ma stando ai fatti, il mio sistema di valutazione dei fenomeni ha una resa straordinariamente più elevata della vostra, che è evidentemente limitante. Nulla di personale, ma se parliamo di rendimento, il mio modo di operare a giudicare dai risultati ottenuti è molto più efficace.”
Non stavo mentendo, nel limite della mia esperienza, la visione razionale del mondo funge come una straordinaria leva evolutiva. Volendo contrarre il mio ego al massimo sostenibile, direi che non ho mai rilevato alcun notevole vantaggio nei loro atti di fede. Il più delle volte ho riscontrato solo una maggiore accettazione degli eventi nefasti in modo straordinariamente passivo o, in alternativa, in modo estremamente fiducioso. Niente che non si possa fare nella stessa misura utilizzando la ragione, e a volte, i risultati sono addirittura migliori.
Avrete compreso il fatto che la mia non è una “Filippica” contro la fede o la religione, ma solo una valutazione dei collaterali, che se non sono svantaggiosi, spesso non risultano nemmeno utili per migliorare la qualità della vita.
La cosa che mi colpiva è che per quanto io mantenessi un tono estremamente moderato sul loro volto era evidente l’astio dei miei confronti.
Voglio azzardare che non siano contenti del fatto che qualcuno riesca a essere felice senza le loro genuflessioni, senza i loro cilici intellettuali, senza le loro costrizioni morali. Io, privo di ogni possibile sacralità e procedura rituale ero felice, stavo bene e non avevo nulla che loro potessero darmi. L’unica differenza era che entrambi avevamo la ragione, ma io, a differenza loro, non avevo la fede. Questo “status quo” rendeva incredibilmente superflua la loro protesi del benessere e mentre io apparivo sempre più rilassato, loro si irrigidivano.
No, forse qualcuno starà ridacchiando, ma non ne ero per nulla contento, la mia era semplicemente compassione.
I toni cominciano a degenerare, almeno i loro, si fanno più acuti e più pungenti:
Quando ti guardi intorno e ti rendi conto dell’estrema perfezione della natura, non vedi in questa, l’opera dei una mente superiore?
Ci rifletto un po’…
Questa solitamente è la loro “carta buona”, ma a giudicare dal seguito non è stata una buona scelta. Decido di rispondere in modo altrettanto ironico:
“Voi vedete intelligenza in tutto ciò? Io non vedo alcuna intelligenza, per parlare di intelligenza dovremmo apprezzare salti evoluzionistici che vanno dal Carbonio a un protozoo senza intermedi di alcun tipo.”
Mi spiego meglio, la loro teoria ha un buco enorme, determinato dal fatto che per stare in piedi deve prendere per buono il creazionismo. E questa è una grossa falla. Non mi tirate in ballo la solfa dell’uomo e dell’anello mancante. L’anello mancante a mio modestissimo parere non si è mai estinto, ancora oggi abbiamo gente che se non fosse per il fatto che l’evoluzione non può segargli le gambe, perché protetti dalla società, sarebbe irrimediabilmente spazzata via dalla selezione naturale (lol).
A voler giocare di fantasia, la struttura sociale degli antenati dell’uomo, ha permesso la coesistenza parallela di 2 diverse linee evolutive, una meno evoluta e una destinata ad evolversi. Probabilmente le due linee non sono entrate in conflitto ma hanno finito per fondersi reciprocamente.
Ma questa è solo una mia personalissima teoria e probabilmente è una tremenda cazzata, serve solo per rendere l' idea che ficcare Dio ovunque non è la soluzione più indicata per arrivare alla conoscenza.
Personalmente non ho problemi solo con alcuni elementi di queste dottrine, ma con gli “umanisti” in generale. Senza farla troppo lunga, mentre gli scienziati cercano soluzioni credibili alle domande che l’uomo pone, sottoponendo le proprie teorie a una dura analisi scientifica, gli umanisti hanno la straordinaria capacità di rompere solo il cazzo senza proporre soluzioni concrete, non dico tutti, ma buona parte di quelli che conosco.
Dopo questa lunga parentesi torniamo al mio dialogo, ah…stavo parlando io.
“Credo che non ci sia nulla di eccezionale nei risultati di una “brute force” di miliardi di anni. Non mi stupisco che l’entropia, unita a una collisione spontanea degli atomi e coadiuvata dalla normale tendenza delle molecole a formare legami per dare vita a strutture di ordine superiore sempre più stabili, abbia portato tra le miliardi di combinazioni possibili al “codice della vita”.
Io tendo a semplificare, se una cosa esiste è solo perché vi è la possibilità che lo faccia. Nulla di più. Le condizioni e le modalità che permettono l’esistenza di qualcosa continua a rendere superflua la fede, perché questo è dominio delle scienze naturali. Chi sostiene che la fede abbia dato più risposte della matematica nel ramo dell’analisi dei fenomeni e delle condizione nel quale si verificano mi faccia 2 esempi.
I miei interlocutori a questo punto cominciano a sparare le solite banali cartucce:
Ma non ti pare che qualcuno debba pure aver creato quell’atomo di cui parli, da qualcosa si è dovuto pur partire no?
So molto bene come rispondere a questa domanda, sorrido.
“Vedo che avete problemi con “il nulla”, non so se davvero sia mai esistito un vuoto assoluto, qualcosa di umanamente incomprensibile, non ho gli elementi per affermarlo.”
“Ah vedi! Quindi ammetti che c’è bisogno di un’entità che permetta di dare luogo alla prima scintilla, che garantisce l’Esistenza!”
Hehehehe, la trappola ha funzionato.
“Come dicevo prima, voi avete problemi con il nulla, ma pare che non abbiate nessun problema con “l’increato”.
Questo è abbastanza comico, dite più probabile l’esistenza di un’entità intelligente e complessa, ma credete impossibile l’esistenza a priori della più piccola particella subatomica.
Perché Dio può esistere da sempre e creare il tutto e non ritenete accettabile che da sempre esiste il più piccolo elemento della materia? Non voglio parlare di cosa sia più credibile, ma le due cose si equivalgono.
Qui segue la loro ultima cartuccia:
“E come ti spieghi i miracoli?”
Non me li spiego con la fede. Semplicemente è peccare di superbia credere che tutto ciò che si crede “naturale” o quotidiano sia distinguibile dal “divino” sulla base della propria, personalissima esperienza (o meglio, ignoranza). Supponiamo che alcuni eventi si verifichino una volta ogni mille anni, il fatto che tu li possa apprezzare per la prima volta, non implica che siano atti divini. Quindi la cosa non sta in piedi. Non credo che una guarigione improvvisa sia impossibile, quindi non credo che debba intervenire Dio per renderla possibile, è molto semplice.
Uno più limiti ha, più Dei ci piazza.
Tutto dipende da cosa credi impossibile e meno conosci dell’impossibile, più devi tamponare con Dio. Lo dimostra il fatto che Dio viene quotato sempre peggio da quando la scienza esiste.
La conversazione era finita, loro lo sapevano, io lo sapevo. Chi aveva vinto nessuno può dirlo, non si vince in certe cose. Io tornai alla mia giornata, loro si guardavano un “bubbone” chiamato fede che da quel giorno avrebbero stentato a giustificare.
No, non sono ateo, ribadisco. Non prendo posizioni su quello che non conosco a differenza dei religiosi.
La religione non mi infastidisce, anzi, la reputo molto utile. Per come la vedo io, la Bibbia non rappresenta più una buona base su cui basare l’etica moderna, ci siamo evoluti e insieme a noi i nostri bisogni e la nostra visione del mondo.
Vorrei giudicare la religione e la fede come meritano e definirle per quello che sono:
un’ottima psicoterapia preventiva, nulla di più, semplice psicoterapia.
Vassili.
lunedì 2 settembre 2013
Il futuro in 3D. "In un Paese di ciechi, l'innovazione zoppica"
Un gesso HI-TECH
Un argomento che sta spopolando, sia negli ambienti di nicchia, sia in quelli più eccentrici come quelli di Zeitgeist, è l’utilizzo ormai ubiquitario che coinvolge il sistema di stampa 3D.
Molti di questi progetti sono Open Source, il prezzo di una stampante 3D (circa 800 euro) è molto contenuto e giustificabile visti gli infiniti campi di applicazione.
Ma allora perché è una tecnologia fa tanta difficoltà ad affermarsi proprio dove cambierebbe radicalmente la qualità dei servizi, abbattendo i costi?
Il settore di cui parlo è quello della sanità.
Riporto alcune immagini circa l’utilizzo di questa tecnologia in ambito medico.
http://edition.cnn.com/2013/05/22/health/baby-surgery/index.html?hpt=hp_bn8
Un'innovazione, tra le tante che mi ha particolarmente colpito è la sostituzione del gesso ortopedico, con un vero e proprio esoscheletro.
Jake Evill ha così creato il Cortex cast un esoscheletro in grado di abbinare la resistenza necessaria a sostenere un arto fratturato, alla traspirazione per prevenire pruriti e fastidi. Sulla pagina internet nella quale viene spiegato il rivoluzionario procedimento si legge: “Dopo secoli di stecche e ingombranti calchi in gesso che hanno provocato prurito e irritazione a milioni di bambini, adulti e anziani, abbiamo finalmente portato i metodi per la cura delle fratture nel 21esimo secolo. L’esoscheletro Cortex offre un sistema tecnologico avanzato di supporto localizzato ai traumi, completamente ventilato, molto leggero e igienico, riciclabile e anche bello esteticamente“. (*1)
Il procedimento utilizzato per la costruzione di questo supporto ortopedico non sembra essere particolarmente difficoltoso. Possiamo riassumere il procedimento in 3 fasi.
1. Scannerizzazione dell’arto
2. Rielaborazione dati
3. Stampa
Lungi da me gridare al miracolo, ovviamente non pretendo che certe tecnologie siano la panacea, ma sicuramente contribuiscono a dare un contributo sostanziale al progresso tecnologico e all’aumento della qualità della vita.
Un’osservazione va fatta in proposito:
Ogni volta che la ricerca scientifica ci dona le sue innovazioni, dovremmo sempre, se possibile, pensarle in un’ottica di un utilizzo pratico e quotidiano.
Questo perché una tecnologia, se non applicata, difficilmente dimostra i suoi veri limiti pratici e risulta più difficile fare il passo successivo verso una nuova l’innovazione.
Il Cortex cast, come molte altre innovazioni, può cominciare a far riflettere su come le strutture sanitarie abbiano bisogno di un massivo intervento di aggiornamento, sia nel settore tecnologico, sia in quello delle competenze.
Proprio nell'ampliamento del ventaglio di professionalità io vedo maggiori prospettive occupazionali in futuro. L’Italia non ha ancora ben compreso questo aspetto, forse per interesse, forse perché ognuno è chiuso nella propria nicchia e ha paura di essere sostituito.
In definitiva, l’integrazione di questi sistemi nel contesto del servizio sanitario, non solo lo renderebbe indipendente sotto certi aspetti, ma aprirebbe nuove porte all’ingresso di nuove competenze.
Un’occasione per il sistema “ospedale-università” per la formazione di nuovo personale e nel settore “ricerca e sviluppo”
Vassili
*(1) http://www.squer.it/of/un-esoscheletro-stampato-in-3d-sostituira-il-gesso-nelle-fratture/
Un argomento che sta spopolando, sia negli ambienti di nicchia, sia in quelli più eccentrici come quelli di Zeitgeist, è l’utilizzo ormai ubiquitario che coinvolge il sistema di stampa 3D.
Molti di questi progetti sono Open Source, il prezzo di una stampante 3D (circa 800 euro) è molto contenuto e giustificabile visti gli infiniti campi di applicazione.
Ma allora perché è una tecnologia fa tanta difficoltà ad affermarsi proprio dove cambierebbe radicalmente la qualità dei servizi, abbattendo i costi?
Il settore di cui parlo è quello della sanità.

http://edition.cnn.com/2013/05/22/health/baby-surgery/index.html?hpt=hp_bn8
Un'innovazione, tra le tante che mi ha particolarmente colpito è la sostituzione del gesso ortopedico, con un vero e proprio esoscheletro.
Jake Evill ha così creato il Cortex cast un esoscheletro in grado di abbinare la resistenza necessaria a sostenere un arto fratturato, alla traspirazione per prevenire pruriti e fastidi. Sulla pagina internet nella quale viene spiegato il rivoluzionario procedimento si legge: “Dopo secoli di stecche e ingombranti calchi in gesso che hanno provocato prurito e irritazione a milioni di bambini, adulti e anziani, abbiamo finalmente portato i metodi per la cura delle fratture nel 21esimo secolo. L’esoscheletro Cortex offre un sistema tecnologico avanzato di supporto localizzato ai traumi, completamente ventilato, molto leggero e igienico, riciclabile e anche bello esteticamente“. (*1)
Il procedimento utilizzato per la costruzione di questo supporto ortopedico non sembra essere particolarmente difficoltoso. Possiamo riassumere il procedimento in 3 fasi.
1. Scannerizzazione dell’arto
2. Rielaborazione dati
3. Stampa
Lungi da me gridare al miracolo, ovviamente non pretendo che certe tecnologie siano la panacea, ma sicuramente contribuiscono a dare un contributo sostanziale al progresso tecnologico e all’aumento della qualità della vita.
Un’osservazione va fatta in proposito:
Ogni volta che la ricerca scientifica ci dona le sue innovazioni, dovremmo sempre, se possibile, pensarle in un’ottica di un utilizzo pratico e quotidiano.
Questo perché una tecnologia, se non applicata, difficilmente dimostra i suoi veri limiti pratici e risulta più difficile fare il passo successivo verso una nuova l’innovazione.
Il Cortex cast, come molte altre innovazioni, può cominciare a far riflettere su come le strutture sanitarie abbiano bisogno di un massivo intervento di aggiornamento, sia nel settore tecnologico, sia in quello delle competenze.
Proprio nell'ampliamento del ventaglio di professionalità io vedo maggiori prospettive occupazionali in futuro. L’Italia non ha ancora ben compreso questo aspetto, forse per interesse, forse perché ognuno è chiuso nella propria nicchia e ha paura di essere sostituito.
In definitiva, l’integrazione di questi sistemi nel contesto del servizio sanitario, non solo lo renderebbe indipendente sotto certi aspetti, ma aprirebbe nuove porte all’ingresso di nuove competenze.
Un’occasione per il sistema “ospedale-università” per la formazione di nuovo personale e nel settore “ricerca e sviluppo”
Vassili
*(1) http://www.squer.it/of/un-esoscheletro-stampato-in-3d-sostituira-il-gesso-nelle-fratture/
domenica 1 settembre 2013
Se voto Beppe Grillo, torno vergine?
Il fenomeno “Grillo”, sembra apparentemente assopito. Devo però che dire che a mio parere, non scompare un movimento fino a quando non scompare il substrato da cui raccoglie i suoi voti.
L’elettorato “grillino” è estremamente eterogeneo, quindi suppongo che possa raccogliere ancora consensi da strati differenti della popolazione. Non è una valida conseguenza logica, me ne rendo conto.
Chi stava male prima di Grillo, sta male ancora nel post Grillo e se conosco gli Italiani, molti lo rivoteranno.
Non tutti, basta vedere l’importante deriva estremista che spinge sempre più gente ad avvicinarsi alle falangi dell’estrema destra.
Questo è un problema?
Credo di no, Grillo ha raccolto quella che G. Gaber chiamava la “cacca dei contadini”, solo che nel teatro cantato di Gaber la “cacca dei contadini” o meglio, il suo significato, veniva raccolto da Lenin. Da noi la raccoglie Grillo che è stato capace di affossare completamente il cambiamento, rigenerando quell’apatica collettiva che caratterizza l’astensionismo.
Ricapitolando, tra derive estremiste e astensionismo forse Grillo rischia di perdere buona parte del suo elettorato. Ovviamente ci sono altre “X” nel sistema. Bisogna vedere come la Sinistra, o meglio, il mosaico estremamente frammentato di partiti che la rappresenta, senza un vero equilibrio di poteri, approccerà il caso dell’ineleggibilità di Berlusconi.
Se la Sinistra continuerà a fare cazzate, come ha sempre fatto, allora Grillo, che la merda la raccoglie di professione, riuscirà a trovare la sua nuova riserva di voti.
La cosa che però Grillo non ha capito, è che la leadership negativa che esercita è un’arma ha doppio taglio. Essenzialmente sono 2 i fattori a suo svantaggio:
• La minaccia di un crollo imminente non ha retto, perché non esiste nessuna minaccia di crollo, al massimo si sprofonda lentamente nei prossimi anni, fino a diventare uno di quei Paesi dell’est Europa prima della caduta del muro.
Se il processo sarà abbastanza lento, nessuno si renderà conto di nulla. Nasceranno bambini che difficilmente riusciranno a pensare uno Stato con un welfare che funziona, dove la disoccupazione è contenuta e lo Stato funziona.
In pratica è come se io protestassi per tornare agli anni 50’. Sono anni che non conosco, non posso che immaginarli.
Possiamo tirare avanti ancora per una decina d’anni, forse 20. I partiti lo sanno, perché saranno pure dei bastardi, ma non sono scemi.
• Grillo non ha ancora imparato che la Leadership negativa è un’arma a doppio taglio. Per leadership negativa si intende:
“L’esercizio del potere che utilizza come leva i sentimenti negativi come la paura, la disperazione e frustrazione, per ottenere consensi.”
Ci sono casi in cui la leadership negativa può essere utilizzata per brevi periodi in modo efficace, per gestire una crisi o fare fronte ad emergenze di vario genere. Ma non si può pretendere di mantenere uno stato di allerta perenne.
Succede quello che è sempre successo con i condannati a morte. Se fisso una data per l’esecuzione e la rimando continuamente all’inizio, avrò uno stress altissimo, ma poi, lentamente, si arriverà nella maggior parte delle volte a un vera e propria rassegnazione.
Arrivati a questo punto, tutta quella forza propulsiva che hai generato sotto minaccia, si esaurisce improvvisamente e trovare nuove motivazioni diventa sempre più difficile.
Succede quello che succedeva nei campi di sterminio, si lotta per la sopravvivenza fino a quando un giorno, molto semplicemente smetti, di farlo.
Forse Grillo aveva ragione, l’emergenza esisteva davvero, probabilmente ha ingigantito il tutto. Probabilmente non aveva altra scelta che esercitare una leadership negativa, ma quello che sembra chiaro è che la sua spinta propulsiva si sta esaurendo.
Questo non vale solo per Grillo, ma per tutti i nuovi partiti che decideranno di puntare alla pancia del popolino. Il mastodontico apparato burocratico Italiano che dovrebbe garantire la democrazia, non farà altro che inceppare qualsiasi “provvedimento lampo”, ammesso che ne esista uno efficace.
Questo sta bruciando Grillo, brucerà l’estrema destra dopo le prossime elezioni e tutti quei piccoli partiti che decideranno di raccogliere la “merda dei contadini”.
Perché anche a voler cambiare, in Italia non è davvero possibile farlo prima che i tuoi consensi si esauriscano. Per questo PD e PDL utilizzano ancora il buon vecchio sistema clientelare di stampo democristiano.
Alla fine si crea un paradosso, che rende impossibile arrivare alla buona politica. Quello dei Partiti è un sistema, non ci provano nemmeno più a sembrare puliti, non ne hanno bisogno.
Ormai si sono radicati perfettamente nel tessuto sociale, hanno creato una fittissima rete clientelare.
Se ancora vale il principio che uno va a puttane quando le puttane ci sono, allora evidentemente non mancano le puttane no?
No, Grillo non vi restituirà la verginità.
Vassili.
Santi, puttane e ipocriti. Il Paese dei Paraculo parte I
Datemi un barcone e vi solleverò un Paese!
In Italia infuria come mai la questione dell’immigrazione clandestina diventando un argomento capace di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica.
Se regge la mia idea che l’opinione pubblica non è che un’orgia sfrenata di opinioni sfrontate fatte passare per vere, allora anche in questo caso, la realtà si presenta mite e distante dall’impronta catastrofica che si vuole dare.
Cominciamo postulando che tutti i sistemi, che sono definiti complessi, implicano un gran numero di variabili e interazioni. Questo sia da un punto di vista strettamente fisico, termodinamico se volete, sia da un punto di vista sociale. Questi sistemi complessi possono presentare ampie oscillazioni, causate da eventi concomitanti e contrastanti che rendono praticamente nulla la probabilità che si vada a configurare uno scenario di “crollo” del sistema stesso. Diciamo che il sistema può cambiare progressivamente in modo graduale e non certamente rapido come ci si aspetterebbe.
Ribadisco, con i dovuti accorgimenti l’immigrazione coatta può essere GESTITA nei migliore dei modi, ma non può essere fermata. Almeno fino a quando vogliamo definirci un paese civile.
Ora, i luoghi comuni:
“Ma vedi tu questi negri che arrivano con i barconi”
Chi pensava che agendo come Malta si potessero risolvere i problemi, riceverà una brutta batosta. Questo perché solo il 10%-12% (cifra che non ha subito notevoli variazioni) degli immigrati arriva via mare.
Tutti gli altri fanno il loro ingresso con un normalissimo visto turistico, entrando in clandestinità alla sua scadenza.
I barconi a quanto pare sono davvero l’ultimo dei problemi, un semplice bias della visione selettiva sulla valutazione del fenomeno “immigrazione”.
“Ma rubano il lavoro agli italiani, perché lavorano in nero”!
Diciamo di no, diciamo invece che la maggior parte hanno un lavoro regolare, il problema dell’occupazione, in queste proporzioni, l’Italia lo sta vivendo adesso, in tempo di crisi. Qualcuno forse ha dimenticato che il nostro è un Paese che invecchia e quando la crisi non si faceva sentire, era palese un notevole squilibrio demografico.
L’invecchiamento tuttavia, non è l’unica causa.
Anche il sistema scolastico e produttivo italiano, a differenza di quello tedesco ha precluso la possibilità a molti giovani di inserirsi sin da subito nel mondo del lavoro.
Le industrie hanno la colpa di non aver resto più umano e automatizzato il processo di produzione, che avrebbe permesso a operai a bassa specializzazione di accedere più facilmente al mondo del lavoro. Il sistema scolastico invece pare viaggiare, quasi sempre, su binari distanti rispetto a quelli che riescono ad offrire una prospettiva occupazionale.
La Germania ha brillantemente risolto questi squilibri con l’introduzione del mini job, riservato ai soli cittadini tedeschi e che affiancato al sussidio statale permette, se non una vita agiata, sicuramente dignitosa. In più il sistema produttivo è moderno e flessibile, quindi non ci sono lavori che nessuno vuole fare. Ovviamente noi, che siamo meno svegli, preferiamo bersagliare i barconi.
Forse a nessuno è chiaro che una ridotta spesa sulla manodopera porta a maggiori investimenti nel settore della ricerca e sviluppo, che per i paesi occidentali è l’unica via di fuga per restare competitivi.
Non è aumentando il lavoro fino a 12 ore che si compete con la Cina, ma tenendosi al passo con la tecnologia, non sono gli immigrati ad avere la colpa in questo caso, ma voi.
L’Italia è rimasta indietro, prima risultando incapace di informatizzare i suoi settori, poi rimanendo esclusa dalla rivoluzione dell’IT. Certi cambiamenti sono treni che passano 2 volte, il primo ti trova a dover fare la scelta, il secondo ti coglie di spalle in mezzo ai binari.
Non è una scelta il progresso, è una necessità.
La verità è che molte delle lamentele sull’immigrazione non ci sarebbero in un Paese normale. Il lavoro della maggior parte degli italiani esiste solo come atto parassitico, un germe di incompetenza che cresce solo sulla carcassa dell’obsolescenza.
La verità è che se gli immigrati vi sostituiscono è perché molti hanno le stesse scarsissime competenze del negro del Mali.
Questo non si vuole ammettere, ma deve essere tenuto in conto.
“Si certo ma sono criminali, vedi sono tutti in carcere!”
Certo, questo succede con la Bossi-Fini. Stando alle statistiche, che pubblicherò alla fine del post, vi è solo una lieve differenza tra crimini commessi dagli italiani e crimini commessi dagli extracomunitari. Lo so che la televisione sposta l’ottica in modo selettivo, ma i dati dicono altro.
La maggior parte degli immigrati vengono arrestati in virtù del reato di clandestinità e quasi mai scontano pene in modo alternativo come invece è concesso a un italiano. Ricordo anche che il tasso di criminalità dal 92 a oggi è lievemente calato.
Un momento… qui voglio fare un’osservazione importante. Non voglio negare che il basso livello di scolarizzazione della maggior parte degli immigrati non sia strettamente correlato ad una maggiore predisposizione a commettere crimini. Se il tasso di criminalità è lievemente calato, è anche perché la più grande organizzazione criminale del mondo, un puro “Made in Italy”, la Mafia. Più la Mafia siciliana e calabrese che la Camorra campana ha deciso di riciclarsi e agire nell’ombra, si è ripulita e punta sulle attività legali.
Questo deve essere tenuto in conto nel trattare i dati.
Non si spara più come una volta…eh…già.
Sono convinto del fatto che non bisogna forzare i dati pur di confermare le proprie ipotesi, quindi era una parentesi dovuta questa.
Lo so che qualcuno mi presenterà il pippone delle case agli immigrati, ma forse dovreste guardare i criteri di assegnazione. Bisogna essere residenti da almeno 10 anni in Italia. Quindi nessuno scavalca nessuno.
Poi, si tiene conto del reddito e della numerosità del nucleo familiare. Scordatevi il fatto che un clandestino arriva e gli regalano la casa, è un’altra cazzata.
Quindi Rubano qualcosa agli Italiani?
Questa domanda può essere complessa, ricordiamo che il lavoro e le tasse degli immigrati coprono una buona parte della previdenza sociale e versano i contributi. Quindi io direi che sarebbe il caso guardarsi allo specchio e chiedersi…
Di chi è la colpa?
Sul caso dello IUS SOLI, vorrei fare una piccola osservazione. Non è il grosso problema che sembra, che ci sia o meno non cambia nulla. Ma non prendo posizioni su certe cose, non mi riguardano. Comunque c’è da stare tranquilli. (Diciamo che non lo trovo importante come non lo trovo utile)
A meno che non ci teniate alla “purezza della razza”, in quel caso si chiama razzismo ed è considerato un bias cognitivo, una fallacia logica. Il bias del “nemico” invece è considerare ogni opposizione all’immigrazione coatta come razzismo. :D
Se davvero si fosse sicuri della forza del proprio popolo, non si temerebbe per la propria cultura. Ma siccome siamo un popolo PARACULO…
Vassili.
1) http://www.associazioneculturaleagora.it/_luoghi_comuni_sullimmigrazione.html
In Italia infuria come mai la questione dell’immigrazione clandestina diventando un argomento capace di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica.
Se regge la mia idea che l’opinione pubblica non è che un’orgia sfrenata di opinioni sfrontate fatte passare per vere, allora anche in questo caso, la realtà si presenta mite e distante dall’impronta catastrofica che si vuole dare.
Cominciamo postulando che tutti i sistemi, che sono definiti complessi, implicano un gran numero di variabili e interazioni. Questo sia da un punto di vista strettamente fisico, termodinamico se volete, sia da un punto di vista sociale. Questi sistemi complessi possono presentare ampie oscillazioni, causate da eventi concomitanti e contrastanti che rendono praticamente nulla la probabilità che si vada a configurare uno scenario di “crollo” del sistema stesso. Diciamo che il sistema può cambiare progressivamente in modo graduale e non certamente rapido come ci si aspetterebbe.
Ribadisco, con i dovuti accorgimenti l’immigrazione coatta può essere GESTITA nei migliore dei modi, ma non può essere fermata. Almeno fino a quando vogliamo definirci un paese civile.
Ora, i luoghi comuni:
“Ma vedi tu questi negri che arrivano con i barconi”
Chi pensava che agendo come Malta si potessero risolvere i problemi, riceverà una brutta batosta. Questo perché solo il 10%-12% (cifra che non ha subito notevoli variazioni) degli immigrati arriva via mare.
Tutti gli altri fanno il loro ingresso con un normalissimo visto turistico, entrando in clandestinità alla sua scadenza.
I barconi a quanto pare sono davvero l’ultimo dei problemi, un semplice bias della visione selettiva sulla valutazione del fenomeno “immigrazione”.
“Ma rubano il lavoro agli italiani, perché lavorano in nero”!
Diciamo di no, diciamo invece che la maggior parte hanno un lavoro regolare, il problema dell’occupazione, in queste proporzioni, l’Italia lo sta vivendo adesso, in tempo di crisi. Qualcuno forse ha dimenticato che il nostro è un Paese che invecchia e quando la crisi non si faceva sentire, era palese un notevole squilibrio demografico.
L’invecchiamento tuttavia, non è l’unica causa.
Anche il sistema scolastico e produttivo italiano, a differenza di quello tedesco ha precluso la possibilità a molti giovani di inserirsi sin da subito nel mondo del lavoro.
Le industrie hanno la colpa di non aver resto più umano e automatizzato il processo di produzione, che avrebbe permesso a operai a bassa specializzazione di accedere più facilmente al mondo del lavoro. Il sistema scolastico invece pare viaggiare, quasi sempre, su binari distanti rispetto a quelli che riescono ad offrire una prospettiva occupazionale.
La Germania ha brillantemente risolto questi squilibri con l’introduzione del mini job, riservato ai soli cittadini tedeschi e che affiancato al sussidio statale permette, se non una vita agiata, sicuramente dignitosa. In più il sistema produttivo è moderno e flessibile, quindi non ci sono lavori che nessuno vuole fare. Ovviamente noi, che siamo meno svegli, preferiamo bersagliare i barconi.
Forse a nessuno è chiaro che una ridotta spesa sulla manodopera porta a maggiori investimenti nel settore della ricerca e sviluppo, che per i paesi occidentali è l’unica via di fuga per restare competitivi.
Non è aumentando il lavoro fino a 12 ore che si compete con la Cina, ma tenendosi al passo con la tecnologia, non sono gli immigrati ad avere la colpa in questo caso, ma voi.
L’Italia è rimasta indietro, prima risultando incapace di informatizzare i suoi settori, poi rimanendo esclusa dalla rivoluzione dell’IT. Certi cambiamenti sono treni che passano 2 volte, il primo ti trova a dover fare la scelta, il secondo ti coglie di spalle in mezzo ai binari.
Non è una scelta il progresso, è una necessità.
La verità è che molte delle lamentele sull’immigrazione non ci sarebbero in un Paese normale. Il lavoro della maggior parte degli italiani esiste solo come atto parassitico, un germe di incompetenza che cresce solo sulla carcassa dell’obsolescenza.
La verità è che se gli immigrati vi sostituiscono è perché molti hanno le stesse scarsissime competenze del negro del Mali.
Questo non si vuole ammettere, ma deve essere tenuto in conto.
“Si certo ma sono criminali, vedi sono tutti in carcere!”
Certo, questo succede con la Bossi-Fini. Stando alle statistiche, che pubblicherò alla fine del post, vi è solo una lieve differenza tra crimini commessi dagli italiani e crimini commessi dagli extracomunitari. Lo so che la televisione sposta l’ottica in modo selettivo, ma i dati dicono altro.
La maggior parte degli immigrati vengono arrestati in virtù del reato di clandestinità e quasi mai scontano pene in modo alternativo come invece è concesso a un italiano. Ricordo anche che il tasso di criminalità dal 92 a oggi è lievemente calato.
Un momento… qui voglio fare un’osservazione importante. Non voglio negare che il basso livello di scolarizzazione della maggior parte degli immigrati non sia strettamente correlato ad una maggiore predisposizione a commettere crimini. Se il tasso di criminalità è lievemente calato, è anche perché la più grande organizzazione criminale del mondo, un puro “Made in Italy”, la Mafia. Più la Mafia siciliana e calabrese che la Camorra campana ha deciso di riciclarsi e agire nell’ombra, si è ripulita e punta sulle attività legali.
Questo deve essere tenuto in conto nel trattare i dati.
Non si spara più come una volta…eh…già.
Sono convinto del fatto che non bisogna forzare i dati pur di confermare le proprie ipotesi, quindi era una parentesi dovuta questa.
Lo so che qualcuno mi presenterà il pippone delle case agli immigrati, ma forse dovreste guardare i criteri di assegnazione. Bisogna essere residenti da almeno 10 anni in Italia. Quindi nessuno scavalca nessuno.
Poi, si tiene conto del reddito e della numerosità del nucleo familiare. Scordatevi il fatto che un clandestino arriva e gli regalano la casa, è un’altra cazzata.
Quindi Rubano qualcosa agli Italiani?
Questa domanda può essere complessa, ricordiamo che il lavoro e le tasse degli immigrati coprono una buona parte della previdenza sociale e versano i contributi. Quindi io direi che sarebbe il caso guardarsi allo specchio e chiedersi…
Di chi è la colpa?
Sul caso dello IUS SOLI, vorrei fare una piccola osservazione. Non è il grosso problema che sembra, che ci sia o meno non cambia nulla. Ma non prendo posizioni su certe cose, non mi riguardano. Comunque c’è da stare tranquilli. (Diciamo che non lo trovo importante come non lo trovo utile)
A meno che non ci teniate alla “purezza della razza”, in quel caso si chiama razzismo ed è considerato un bias cognitivo, una fallacia logica. Il bias del “nemico” invece è considerare ogni opposizione all’immigrazione coatta come razzismo. :D
Se davvero si fosse sicuri della forza del proprio popolo, non si temerebbe per la propria cultura. Ma siccome siamo un popolo PARACULO…
Vassili.
1) http://www.associazioneculturaleagora.it/_luoghi_comuni_sullimmigrazione.html
XXX Porno data, l'orgia dell'analisi dati.
Piccola riflessione
Ciò in cui non credo, è la semplificazione e la riduzione a luoghi comuni dei sistemi complessi.
Certo, puntare il dito in una sola direzione è più economico e in qualche modo più soddisfacente, ma soprattutto ci risparmia una fastidiosa autocritica. Le ho sentite TUTTE, e quando pensi di saperle tutte nuovi eventi riescono puntualmente a stupirti.
L'informazione, come ho sempre sostenuto, è vitale ma se utilizzata in modo improprio è un'arma micidiale. In mano ai cretini diventa disinformazione, che poi va a distruggere quello che di vero c'era alla fonte.
Prendiamo come esempio la ricerca scientifica, questa viene effettuata con estremo rigore e alla sperimentazione segue la pubblicazione dei suoi risultati. I risultati, nel caso della ricerca biomedica, vengono pubblicati sud PubMed per poi arrivare, eventualmente, a giornali di nicchia come Nature o affini.
Ora fino a qui le informazioni si sono mantenute "pure" per quanto questo sia possibile. A volte però, informazioni di nicchia vengono massificate e a quel punto l'informazione diventa
Fede, alla fede si sovrappone l'inganno che sfocia nella superstizione.
Proprio per questo la scoperta di un nuovo principio capace di rallentare la crescita tumorale, diviene LA CURA CONTRO IL CANCRO.
Ah si?
Questa è l'era dell'informazione, un'era in cui l'analfabetismo è quasi storia, in cui tutti sanno leggere ma...
Non tutti comprendono quello che leggono.
Insomma c'è una difficoltà enorme nel sottoporre le informazioni al pensiero critico, ma ancora peggio, la cosa più catastrofica è che in un mondo che compie tutti i suoi passi su un tappeto di DATI, moltissimi non sanno interpretarli correttamente.
Questo è il vero limite dell'informazione FAI-DA-TE.
L'interpretazione corretta dei dati puri.
A riguardo pubblicherò un post sull'analisi critica dei dati in materia di immigrazione, in modo che si riconduca alla realtà concreta un fenomeno sin troppo strumentalizzato, tanto da divenire una raffinata arma demagogica.
Vassili
Ciò in cui non credo, è la semplificazione e la riduzione a luoghi comuni dei sistemi complessi.
Certo, puntare il dito in una sola direzione è più economico e in qualche modo più soddisfacente, ma soprattutto ci risparmia una fastidiosa autocritica. Le ho sentite TUTTE, e quando pensi di saperle tutte nuovi eventi riescono puntualmente a stupirti.
L'informazione, come ho sempre sostenuto, è vitale ma se utilizzata in modo improprio è un'arma micidiale. In mano ai cretini diventa disinformazione, che poi va a distruggere quello che di vero c'era alla fonte.
Prendiamo come esempio la ricerca scientifica, questa viene effettuata con estremo rigore e alla sperimentazione segue la pubblicazione dei suoi risultati. I risultati, nel caso della ricerca biomedica, vengono pubblicati sud PubMed per poi arrivare, eventualmente, a giornali di nicchia come Nature o affini.
Ora fino a qui le informazioni si sono mantenute "pure" per quanto questo sia possibile. A volte però, informazioni di nicchia vengono massificate e a quel punto l'informazione diventa
Fede, alla fede si sovrappone l'inganno che sfocia nella superstizione.
Proprio per questo la scoperta di un nuovo principio capace di rallentare la crescita tumorale, diviene LA CURA CONTRO IL CANCRO.
Ah si?
Questa è l'era dell'informazione, un'era in cui l'analfabetismo è quasi storia, in cui tutti sanno leggere ma...
Non tutti comprendono quello che leggono.
Insomma c'è una difficoltà enorme nel sottoporre le informazioni al pensiero critico, ma ancora peggio, la cosa più catastrofica è che in un mondo che compie tutti i suoi passi su un tappeto di DATI, moltissimi non sanno interpretarli correttamente.
Questo è il vero limite dell'informazione FAI-DA-TE.
L'interpretazione corretta dei dati puri.
A riguardo pubblicherò un post sull'analisi critica dei dati in materia di immigrazione, in modo che si riconduca alla realtà concreta un fenomeno sin troppo strumentalizzato, tanto da divenire una raffinata arma demagogica.
Vassili
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