giovedì 27 febbraio 2014

KILL..KILL..KILL (Grillinator)





Immaginate un uomo  , anzi, due, che decidono di creare un partito. La prima cosa sui cui dovranno accordarsi è il target del partito stesso. Gli interessi di chi vengono tutelati? Quale la "supply chain" del prodotto politico, e quali i mezzi di diffusione?

Così la catena di distribuzione diventa internet, un canale ancora non saturato dalle forze politiche preesistenti ma soprattutto uno strumento "plastico" che reagisce velocemente ai cambiamenti e, ancora più importante, capace di alleviare quel senso di abbandono e distacco che è un prodotto collaterale della democrazia rappresentativa.

Nascono così Grillo,Casaleggio e associati che impiantano un laboratorio politico in un Paese esasperato. Attraverso internet nasce la "democrazia diretta" e imposta come target le vittime della crisi economica, un substrato destinato ad ampliarsi progressivamente. Abbiamo il target. abbiamo i mezzi di diffusione e la catena di distribuzione.

Cosa manca, cosa manca? Ah! giusto...un programma, ma soprattutto, un nemico.

Il nemico diventa la classe politica corrotta e tutto l'organismo del movimento emergente viene programmato, ingegnerizzato per la distruzione della classe politica. Il movimento quindi nasce da un problema che si propone di risolvere per mezzo di una campagna di epurazione. Si forma l'embrione di una chimera che si nutre e cresce grazie alla spinta di chi ne sostiene la necessità, in una parola, l'elettorato.
Il fenomeno si espande e la chimera cresce e i suoi ideatori, sviluppano una sorta di complesso del creatore che li induce a credere di poter controllare la loro chimera solo perchè essa è stata concepita dalla loro mente. Tutto scorre, il consenso cresce e la chimera si ingrossa, ci sono piccoli e isolati problemi di controllo che vengono risolti con l'eliminazione di appendici di dissenso utilizzando gli stessi strumenti di consenso che hanno reso forte la chimera.

Facciamo un piccolo passo indietro.

La chimera, fin dalla fase embrionale viene programmata per la distruzione, come ogni gruppo rivoluzionario si forma per eliminare un nemico comune. Nel momento in cui riesce a raggiungere il suo obbiettivo, la domanda sorge spontanea, il gruppo rivoluzionario riesce autonomamente, senza esercitare alcun tipo di "lavoro", a riprogrammarsi per fare fronte ai nuovi scenari?
No, purtroppo, la storia ci insegna che se io metto insieme un numero sufficiente di persone con uno scopo comune, anche se questo scopo viene raggiunto l'"organismo" continua a svolgere la sua funzione originale.
Mi spiego meglio.
Analizziamo 2 possibili scenari;
1     
 Il) Il movimento rivoluzionario x nasce per contrastare ed eliminare uno specifico obbiettivo, per  i rivoluzionari russi, all' avvento della rivoluzione, l'obbiettivo da eliminare era la nobilità nella Russia degli zar, ci riescono. Questo ferma le epurazioni? No. L’apparato è programmato per l’eliminazione e continua a svolgere la sua funzione fino a regredire progressivamente e tornare allo stadio embrionale. A questo punto può essere riprogrammato e ne segue un ulteriore espansione. Si viene quindi a configurare un ciclo virtualmente infinito di “espansione/regressione/riprogrammazione/espansione”.

Perché questo accade?

La metafora più azzeccata è quella dell’ alveare. Immaginate un alveare pieno di api che lavorano per uno scopo comune, le api fanno quello che devono fare, perché programmate in un certo modo. Fino a quando possono svolgere il loro lavoro, esse rimangono all’interno dell’alveare. Quando il compito viene svolto senza soluzioni di continuo, a quel punto, una sorta di drenaggio fisiologico svuota progressivamente l’alveare. Nel caso degli esseri umani, quando l’”alveare” è sufficientemente vuoto le interazioni sono abbastanza rade da permettere un vero scambio, un dialogo capace di riprogrammare l’organismo stesso. Ora, una nota.



Se visito il blog di Grillo mi rendo conto che è ancora una sorta di alveare sovraffollato dove ogni divergenza viene appiattita dalle innumerevoli interazioni che circondano il singolo. Cosa coordina ancora le attività dell’alveare quando l’opinione dei singoli è una sorta di soffio in mezzo ad una tempesta (quindi trascurabile)?

Tutto viene tenuto in piedi dal programma originale, fino a quando il programma originale (distruggere.classepolitica.exe) continua a girare. Attenzione, Grillo ha solo l’illusione di controllare la sua creatura e anche molti suoi oppositori  si ostinano a credere in questo suo ipotetico potere. Se Grillo si discostasse dal programma originale, “distruggere la politica” verrebbe epurato a sua volta, per questo continua imperterrito su questa linea arrivando a sfiorare il ridicolo. Facendo così mantiene la sua illusione, lui e Casaleggio CREDONO di tenere le redini della loro chimera. Ma non è così.

A questo punto qualcuno potrebbe dire che non ha senso ciò che dico, perché se il programma originale viene rispettato e continua a girare non si spiega la spaccatura del movimento.

In realtà la rottura deve essere vista in una chiave diversa, come se fosse una sorta di autofagia.

E arriviamo dunque al secondo scenario, cosa succede se il movimento rivoluzionario "y" fallisce miseramente nel suo intento, ossia nell’eliminazione del nemico? Semplicemente continua imperterrito a fare quello che è programmato per fare, distruggere. Quello che si presterà ai nostri occhi in questo caso è una sorta di malattia autoimmune, o meglio, una autofagia, l’organismo si distrugge da solo. Il movimento 5 stelle non è riuscito nel suo intento ma continua a fare quello per cui è programmato, distruggere, anche se stesso. Anche il secondo scenario ha buone evidenze storiche.  

Se l’alveare sopravvive integro fino a quando può svolgere il suo compito, quando non ci riesce il meccanismo si inceppa e continua imperterrito a fare quello che sa fare. Perché il trend non cambia nonostante cambi la situazione?

Semplice, le api che rimangono dentro l’alveare sono quelle che continuano a seguire il programma, il programma non viene intaccato per 2 motivi, il primo è che non è possibile superare l’inerzia, Asimov la chiamava “massa inerziale umana”, se un gruppo folto di persone seguono una direzione la deviazione della traiettoria è tanto più difficile tanto maggiore è la massa inerziale. Il problema è che (hahahahah) questa è la cosa divertente, per cambiare direzione è necessario un dialogo che non può esserci se la massa è troppo grande, quindi il mondo cambia intorno a te e tu non riesci a deviare la traiettoria della massa umana per fargli fare qualcosa di produttivo adattandosi alla situazione.
Il secondo motivo risulta essere ancora più intuitivo, se le api restano nell’alveare sono costrette a girare con il programma dell’alveare stesso.

Questo è il concetto base che spiega abbastanza bene perché nonostante la situazione intorno cambi un numero enorme di persone pare non se ne accorgano. Se ne accorgeranno quando rimarranno in 2 o 3000 persone e potranno guardarsi negli occhi.
Le api che escono progressivamente dall’alveare del M5S non escono perché il programma non viene rispettato, ma perché l’autofagia li spaventa, ma l’elettorato RIMANE. Una spaccatura nel M5S? Forse, ma chi rimane all’interno dell’alveare è perché è disposto ad accettare il programma originale, chi è fuori, è fuori, esce dal sistema non influisce in modo determinante.

Chi auspica la fine del M5S dopo le recenti epurazioni si copre di ridicolo, perché quando Grillo vedrà che sta perdendo consensi non ci sarà nessun collasso ma semplicemente un drenaggio fisiologico fino a che non restano in pochi, si guardano negli occhi e la strategia viene rielaborata, il drenaggio post epurazioni è ancora insufficiente per permettere il verificarsi di questi scenari, mettetevi l’anima in pace. Arriverà il giorno in cui forse arriveranno al dialogo, ma a quel punto il M5S non sarà più un vero problema perché non supererà lo sbarramento.

Una cosa però dobbiamo imparare da questa esperienza, che nessuno può controllare davvero una chimera e che bisogna stare attenti a come la si programma, proprio perché se essa cresce è possibile cavalcarla, ma il programma che la fa girare deve essere costruttivo, non distruttivo perché la riprogrammazione è estremamente difficoltosa.

Morale della favola:
Se volete sedervi su un drago, assicuratevi che sia addestrato bene.

lunedì 24 febbraio 2014

Come se fosse...Antani


Si è concluso poche ore fa il discorso al senato di Matteo Renzi, decisamente contestato per la scarsità di conteuti . Il nuovo premier ha sfoggiato un invidiabile politichese. Sembrano passati anni da quando il Sueddeutsche Zeitung aveva definito il sindaco di Firenze per antonomasia, "the heir of Machiavelli".
 ."The Bavarian paper said the PD leader apparently acted on a key precept of power plays laid down in Machiavelli's masterpiece The Prince when he "threw party friend Enrico Letta out the 0window very coldly".
Insomma la liquidazione del compagno di partito, Enrico letta, è stato interpretato dal SZ come una manovra degna degli intrighi della realpolitik del Principe.

Prima di soffermarci sul balletto che vedrà protagonisti il neopremier Renzi e Bruxelles nella ricerca dell'accordo che dovrebbe permettere all'Italia di sforare il limite del deficit fissato al 3% dal trattato di Maastricht, è utile analizzare lo scenario all'interno del quale si immergerà il nuovo premier.

Renzi vede un'intesa con il Nuovo Centro Destra costretto da esigenze di pura sopravvivenza a votare la fiducia al governo. Alfano sa benissimo che se il flirt Berlusconi-Renzi continuasse, probabilmente si troverebbe politicamente isolato e difficilmente la falange dei dissidenti nata dalla costola di Forza Italia supererebbe lo sbarramento alle prossime elezioni. Il PD è perennemente spaccato dalle faide interne, tuttavia si troverà a votare la fiducia al nuovo governo per salvare la faccia e non favorire Berlusconi. Berlusconi, a sua volta ha quella sua consumata capacità di vedere lontano e appoggia Renzi consapevole della debolezza delle premesse e probabilmente spera che il governo non veda la fine del 2014.

Per molti Renzi, da buon giovane aspirante suicida, ha accettato di buon grado la guida del nuovo governo mentre i "rottamati" vanno a riciclarsi nel parlamento europeo, con l'assicurazione in tasca di un collegio sicuro, in attesa di svernare e ritornare con un lifting politico sulla scena italiana.

Insomma, la sinistra rischia di veder bruciato il suo pupillo a causa di scelte impopolari, da cui lo stesso Renzi voleva sottrarsi comprando tempo dall'UE con accordi sul tetto del deficit; Tempo che avrebbe voluto utilizzare per fare qualche riforma e far quadrare i conti senza sporcarsi di fango e evitando accuratamente questioni spinose come l'aumento per via diretta o indiretta della pressione fiscale.

Profetico il Frankfurter Allgemeine Zeitung, che...
"warned Renzi that he could be "the next giraffe" destroyed by the PD, recalling this week's headline-grabbing case at a Danish zoo."
 Purtroppo, lo vedremo dopo, questi accordi con l'UE sono lontani, nonostante qualcuno avesse intravisto delle ambiguità nelle parole del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem.
Investireoggi riporta in un articolo del 19 febbrio che potete leggere in versione integrale qui:

"...Una timida apertura è arrivata in tal senso dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, il quale ha affermato che la UE potrebbe concedere più tempo per il risanamento dei conti, chiedendo in cambio determinate condizioni. Le parole di Dijsselbloem sono state avvertite in Italia come una sorta di via libera all’infrazione del tetto al deficit del 3%. In realtà, come spiega benissimo anche il commissario agli Affari monetari, Olli Rehn, si tratta di valutare se l’Italia presenterà un piano credibile di riforme, che potrebbe consentirle di ottenere un maggiore spazio di manovra sui conti pubblici, ma sempre restando sotto il 3%."

Chiaro no? L'EU non ci reputa all'altezza di intraprendere "pericolose manovre economiche" e minaccia sanzioni.

Peccato che ad alimentare la fiducia di Renzi c'era un precedente di una analoga richiesta del 2003 da parte di Francia e Germania, Paesi questi, decisamente più credibili, con un debito che permetteva loro più ampi margini di libertà e con un piano di riforme che stanno dando i loro frutti.

In sintesi le speranze di Renzi, che lo hanno indotto ad accettare le regole di questo pericolosissimo gioco sono:

La possibilità di trovare un accordo per superare il tetto del deficit al 3%. In questo modo avrebbe trovato il tempo di fare le riforme ed investire gli ipotetici frutti della spending review di Letta, soldi che devono trovare ancora una loro specifica collocazione.

Il tempo comprato, doveva servire a mantenere alta la fiducia all'interno dei gruppi parlamentari che avevano appoggiato il governo, fare le riforme e creare un ottimo precedente per assicurarsi consensi alle prossime elezioni con buona pace dei 5 stelle che avrebbero pagato per il loro ostruzionismo.

Se tutto va in m...alora, dare la colpa all'Europa e cavalcare l'onda dell'anti europeismo.

Insomma, mica male per uno così giovane. Renzi conosce bene le dinamiche dei governi di larghe intese. Le dinamiche interne sono state chiare con Monti e poi con Letta. La formazione di un nuovo governo richiede tempo, così come richiede tempo rendere operativo il nuovo ingranaggio politico. Il tempo, qualcuno diceva, è denaro ed è decisamente vero.

Ogni nuovo governo trova sulla sua scrivania 2 o 3 problemucci che hanno a che fare solitamente con qualche falla finanziaria da tappare immediatamente. Prima di cominciare a pensare alle riforme queste falle hanno la priorità, richiedono interventi tempestivi che prevedono generalmente l'ingresso del cetriolo, voi sapete dove, con disappunto dell'ortolano che comincia ad esprimere il suo dissenso.
Diciamo che è esattamente questo il problema dei governi di larghe intese, nascono per prendere decisioni impopolari, le prendono, perdendo di popolarità ed esaurendo contemporaneamente consensi. Ora, nessuno dopo un po' se la sente di sostenere un governo impopolare, non sia mai che ci si prenda le proprie responsabilità. Semplicemente i partiti cominciano progressivamente ad allontanarsi dal governo per dissociarsi dalle stesse azioni di governo che lo hanno reso impopolare, il governo perde forza e sprofonda. Questa serie di azioni potrebbe ipoticamente continuare all'infinito.

Renzi tuttavia sperava di sottrarsi a questo circolo vizioso semplicemente chiedendo all'Europa di fare debiti per evitare la tappa delle decisioni impopolari e passare direttamente alle riforme.
Ma come sempre le cose sono più complicate di così. Renzi, nel dubbio, mentre in Italia recita la parte dell'uomo che crede nell'Europa, viene visto all'estero con il sospetto di chi è in procinto di scaricare i propri fallimenti puntanto il dito sull'Europa stessa.

Cito il Financial Times:

"the 39-year-old incoming prime minister has signalled a willingness to confront Brussels more directly than either of his two predecessors, Enrico Letta and Mario Monti – a stance that could strengthen his centre-left Democratic party in May’s parliamentary election where anti-EU sentiment is expected to be high."

Sempre dalle dichiarazioni raccolte dal FT possiamo intuire che l'Europa reputa l'idea di Renzi e la sua richiesta di flessibilità sul debito quantomeno "malsana" quindi non si prevedono accordi di qui a breve. Certo, le sue richieste potrebbero coincidere con il semestre italiano al parlamento europeo, Renzi potrebbe aver visto questo varco, ma personalmente dubito che sia sufficiente.
Il Financial Times aveva messo in guardia renzi: (articolo completo qui)

"Brussels has warned Rome it is unwilling to bend tough EU budget rules despite promises by incoming prime minister Matteo Renzi of a sweeping four-month reform programme aimed at reviving Italy’s moribund economy. The EU’s concern, conveyed diplomatically in public but more directly in private, is that Mr Renzi will use the reform mantle to breach a Brussels-mandated deficit limit of 3 per cent of economic output and to flout requirements to pay down Italy’s €2,000bn public debt."

A quanto pare, l'UE non ha intenzione di piegarsi alle richieste di Renzi.

Per concludere, devo ammettere che nonostante la strategia del neopremier possa risultare fallimentare ho riscontrato una sorta di armonia che denota un acume politico invidiabile che ha richiesto da parte mia alcune ore di indagine. Riassumiamo gli elementi della strategia di Renzi in Europa.

Bypassare la rovina sistematica dei governi di larghe intese evitando di prendere da subito decisioni impopolari e "comprare tempo" accordandosi su un tetto flessibile del debito che permette di fare le riforme rimanendo coperto nel caso in cui il tetto del 3% venga superato.

Mantenere la spinta propulsiva facendo le riforme e mantenendo intatta la fiducia dei gruppi parlamentari. (Eventuali colpi di coda da parte di Berlusconi sono un rischio costante.)

I "rottamati", che andranno a svernare in Europa, rimangono comunque il massimo della competenza politica che ci possiamo permettere (magra consolazione) ma ho il sospetto che la loro esperienza è più utile nel parlamento europeo per sostenere  Renzi e fare pressione perchè le sue richieste vengano accettate.

L'importante concomitanza con il semestre europeo italiano.

Tutti questi punti se avessero un filo conduttore comune sarebbero il fulcro di una strategia a dir poco ingegnosa e coordinata, il tutto coadiuvato da una sempre sperata intraprendenza politica che renderebbe Renzi il premier giusto per un'Italia in crisi.
I dubbi restano 2:
Come si muoverà Berlusconi? Di certo non starà a guardare un eventuale successo di Renzi di cui auspica un suicidio politico.

Il secondo dubbio riguarda la bontà delle riforme, se queste risulteranno essere efficaci sarebbero la ciliegina sulla torta della strategia renziana o, in alternativa, la fine di un leader e di tutti i possibili rapporti di fiducia con l'UE.




Come sempre, nella storia del nostro Paese, il fattore c. determina il destino di un intero popolo di cui comprendo ora la corretta funzione della simbiosi con il rosario.

Vassili. 

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/english/2014/02/15/Renzi-heir-Machiavelli-says-German-daily-SZ_10082229.html
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/0e29f3ee-98b3-11e3-8503-00144feab7de.html#axzz2uFz2h1U5
http://www.investireoggi.it/economia/deficit-3-il-balletto-europeo-con-renzi-ecco-perche-bruxelles-sembra-ambigua/?refresh_ce

venerdì 21 febbraio 2014

Dittatura sobria e democrazia ubriaca


Dopo l’appassionante duello Renzi-Grillo in diretta streaming che passerà alla storia come un dialogo ricco di contenuti o, eventualmente, scambiato per uno spezzone del teatro dell’assurdo, si può sperare almeno di cominciare ad individuare punti di forza e di debolezza del sistema democratico sottoposto a numerose prove di carico dal comico Genovese.

Se il “voglio una dittatura sobria” di Grillo ha fatto già rivedere a molti gli Stukas nel cielo e dichiarazioni di guerra in pompa magna da piazza Venezia, ad altri ha ricordato che Grillo con questi atteggiamenti crea un precedente. Supponiamo, che vi possa piacere che un comico qualsiasi entri nei palazzi del potere a perculare allegramente quello che sta per divenire il presidente del consiglio che, per carità, sarà anche un incompetente, un inconsapevole suicida, ma comunque rappresenta i vertici dello Stato. La domanda a questo punto è:

“Ma è davvero cosi semplice attaccare lo Stato?”

Se la risposta alla domanda risulta essere “si”, chi rappresenta lo Stato sta mostrando la sua debolezza, i limiti della democrazia. Grillo ha avuto un talento particolare, ha reso palese la scomparsa del dualismo, rete/mondo reale, non che questa sia mai davvero esistita, ma semplicemente è suo merito averla resa innegabile. Grillo ha il merito di aver portato il linguaggio del web nel mondo reale ed integrarlo perfettamente nel “dialogo” quotidiano. Abbiamo visto un Renzi prima spiazzato, poi indotto a mettersi sullo stesso piano di Grillo, una telecamera che pressava e lui consapevole di non poter apparire sconfitto nel confronto. Risultato: Renzi, sicuramente all’inizio incline ad un dialogo che voleva essere guidato dalla dialettica, si è ritrovato con una specie di bot-Grillo impazzito che ripeteva sempre gli stessi slogan, con cui nessun dialogo era possibile, tuttavia era costretto a parlarci e quindi, ha pensato bene di darsi ai truismi e agli slogan a sua volta, risultato? Nessuno.

C’è un giusto livello di conversazione, nei limiti del quale la conversazione stessa ha una certa possibilità di essere produttiva. Condizione necessaria perché la conversazione sia produttiva è lo “scambio”, un dialogo ideale ha una sua direzione, i concetti espressi evolvono reciprocamente per raggiungere una sorta di valore di compromesso.  Quel livello non è stato raggiunto. In sintesi il concetto 1 (espresso da uno)  e 2 (espresso dall’altro) vengono riproposti all’infinito senza che reagiscano mai tra di loro per dare vita ai “prodotti” 3 e 4 frutto dell’incontro tra i 2 che reagiscono a loro volta e via dicendo. I concetti iniziali si replicano all’infinito come una popolazione di conigli immortali che divengono man mano più aggressivi, da qui la creazione dello “slogan”. Perché vedete, nessuna frase è slogan di suo, essa è parte di un discorso fatto di “tappe”, ogni tappa del discorso necessità dell’assenso dell’interlocutore a cui ci rapportiamo per proseguire. Se dico “A” e l’interlocutore dice “antiA” allora non è possibile passare alla tappa successiva. Quindi la tappa A si ripete all’infinito.

Dato che il sistema di comunicazione sta cambiando, ci piaccia o meno bisogna apportare una piccola modifica alle dinamiche del dialogo stesso. Bisogna sempre, a questo punto, individuare il punto 0, ossia, “quali sono le tue intenzioni? Dove vuoi arrivare?”

Se Renzi lo avesse fatto, certo comunque che Grillo non poteva essere persuaso, avremmo avuto una scenetta decisamente più breve:

R: Bene Beppe sappiamo l’obbiettivo di questa conversazione, ora, quali sono le intenzioni del Movimento?
B: Siete morti, siete kasta, siete il vecchio siete cauterizzati asfaltati deceduti vecchi e pure cornuti! Noi non vi daremo mai la fiducia
R: Va bene Beppe, va bene, ora c’è qualcosa che noi possiamo fare per venirvi incontro?
B: No voi siete casta, siete morti siete ecce cc.
R: Va bene Beppe, se non ci sono soluzioni allora io chiuderei qui la conversazione, (salutam’a mammt)

Grillo ha trovato una falla nel sistema democratico, ha capito che la democrazia muore nel punto stesso in cui cessa il dialogo. Se io blocco il dialogo blocco la democrazia che comincia ad apparire ad un occhio attento molto più fragile di quanto sembri.

Democrazia è accoppiata obbligatoriamente con il dialogo, fine della storia.

La seconda falla del sistema democratico è l’assoluta impotenza del singolo. Noi tutti siamo impotenti perché parte di una massa informe la cui somma delle azioni è un valore che si aggira intorno ad una media delle azioni stesse, in sintesi, un nulla di fatto. Questo la rende lenta, lentissima il che va bene se hai la pancia piena, questa ti permette di fregartene. Questo è il punto:
La democrazia è un’ impotenza resa tollerabile da un corretto apporto calorico.
Durante il periodo di crisi, la pancia si svuota, a quel punto, dato che la colpa non può essere mia che sono un buon lavoratore tengo famiglia e pago (a volte) le tasse, è colpa di qualcun altro. Ora con chi tu credi che ti stia affamando “o’ criaturu” non c’è e non vuoi avere dialogo, quello è il tuo nemico e credi che automaticamente alla sua eliminazione corrisponde il tuo stato di benessere. Il nemico è l’Europa? Se torniamo alla lira caviale ed aragosta, lavoro e prosperità 12 ore dopo. Non ti frega se effettivamente non è cosi, ragioni per contrasto, se quello è il male, l’opposto è la soluzione e la soluzione è bene (si si).

A questo punto, un italiano la mattina dovrebbe alzarsi circondato da tanti compaesani che hanno scelto il loro nemico e ne vogliono l’eliminazione. Allora, a quel punto, si chiede perché il vicino di casa fa altarini al Duce e perché un modello antidemocratico stia prendendo piede nel suo Paese. L’obbiettivo quale è? Eliminare il nemico. Si può fare in un sistema democratico? No. Allora un sistema dittatoriale è il mezzo giusto. Cosi tutto rientra nell’ordine del “razionale”. 
La dittatura è un mezzo, non il fine ultimo. La dittatura è meglio tollerata a stomaco vuoto, perché la libertà è valuta di scambio per riempire la pancia. Data la ciclicità delle crisi economiche ci aspetteremmo che periodicamente si oscilli tra democrazia e dittatura. Tuttavia, non è così semplice.

Chi ha seguito la vicenda della ragazza picchiata a Bollate da una sua coetanea è stato spettatore inconsapevole della dinamica dei sistemi complessi. Se io compio un azione automaticamente otterrò 3 tipi di risposte:
Opposizione, Approvazione e indifferenza.

Se io sono un pezzo di merda e picchio una persona inerme davanti a me, allora focalizzo l’attenzione su una problematica e sollevo le critiche o magari l’approvazione di altri pezzi di merda che mi circondano. Non importa se fino al giorno prima, nonostante sapessi del bullismo nelle scuole, io non avessi mai aderito a campagne contro la violenza, maggiore è la risonanza dell’ evento, maggiore sarà la mia risposta. Allo stesso modo, chi della democrazia ci ha sempre e solo fatto un argomento di discussione da bar, ora si infervora su internet attaccando con foga Grillo e le sue affermazioni. 

Risultato? Si ripristina l’equilibrio. Tutto viene bilanciato e ritorna nell’ordine delle cose.  Ma questo può avvenire solo dove la controparte può reagire ossia, in un sistema democratico.

In sintesi la democrazia contiene dentro se stessa veleno e antidoto della sua esistenza. È la causa dei suoi mali perché ammette o reagisce debolmente a tutti gli eventi che la mettono sotto scacco e la minacciano e allo stesso tempo la Democrazia sfrutta questo riequilibrarsi dei sistemi complessi per garantire se stessa. Quindi la democrazia non può fare a meno della democrazia, i diritti che garantisce sono le fondamenta che assicurano la sua esistenza e resistenza.
Diciamo quindi che la democrazia in virtù di questi principi è il sistema più solido conosciuto, ma allo stesso tempo, per gli stessi motivi è immobile e difficilmente riesce a fare fronte alle emergenze. Per questo il giocattolo democratico si rompe e allo stesso tempo si rompe cosi di rado.
Il fatto è che esiste la possibilità che si passi da democrazia a dittatura, dipende solo dal numero di pance vuote ed è garantito dall’immobilismo della Democrazia stessa. Certo, ovviamente in un mondo dove l’informazione funziona è più facile organizzare una marcia su Roma, ma allo stesso tempo è più facile organizzare una contromisura quindi non temo i partiti dell’estrema destra perché prima che sovvertano l’ordine democratico troveranno sempre qualcuno pronto a sparare loro addosso. Sarà poi l’esito dello scontro eventualmente a decidere come verrà governato un Paese. Questi sono voli pindarici, un esempio estremo e fuori dal mondo, ma rende l’idea.
In sintesi i nuclei fondamentali che Grillo tende a sfruttare per mettere in ginocchio la democrazia sono 2 :
Negazione del dialogo
Sfruttare e rafforzare l’immobilismo intrinseco dei sistemi democratici.

Si sappia comunque che non sempre la dittatura è fatta da camice nere e guerre mondiali, attualmente non saprei davvero dire se la politica di questo Paese si comporti come una dittatura decadente o con una democrazia moribonda, tuttavia una cosa so per certo, che il passaggio “democrazia-dittatura” non è obbligato. Certo, sicuramente è più semplice passare da una dittatura a un'altra che da una democrazia ad un'altra, per gli stessi principi di equilibrio del sistema “Democrazia”.

Non credo che i 5 stelle stiano facendo gli interessi del cittadino, credo invece che stiano immobilizzando uno stato già claudicante, questo sarebbe coerente con l’attuale strategia di Grillo.

Una piccola parentesi di economia cognitiva. Sono certo che comprendere le intenzioni dell’altro in una situazione competitiva sia sicuramente vantaggioso, tuttavia, come modo di vedere il mondo è straordinariamente controproducente. Per una mia personalissima visione delle cose, comprendere le intenzioni dell’altro deve essere solo un collaterale, non necessario, della comprensione delle conseguenze delle sue azioni. Vedo troppi idioti con il pendolo che vanno in giro a chiedersi…che intenzioni ha Grillo? Che intenzioni ha Casaleggio? Ammesso che quello che supponente sia vero comunque risulta perfettamente inutile, un esercizio narcisistico dove chiunque gioca a fare il veggente. Io mi limito a guardare cosa STA facendo Grillo, o in generale il nostro avversario. Mi limito a seguire il trend delle cose e valutarne le conseguenze. Io so che se un tizio, fa ostruzionismo e blocca le riforme peggiora la situazione in cui un Paese grava. Stop, fine della storia. A quel punto un altro concetto fondamentale è quello di lavorare con quello che si ha. Se io in questo momento ho un governo di larghe intese, semplicemente quello è materiale, progetto è struttura del mio mondo, sono obbligato a lavorare con quello per il semplice fatto che ho quello a disposizione e ragiono in funzione del disponibile.
Io posso notare, nel limite dei miei errori, che mentre Grillo fa ostruzionismo i suoi consensi salgono, quindi PROBABILMENTE, affamare e bloccare un Paese gli sta giovando, il dubbio è solo sul fatto che questi 2 eventi siano collegati e se davvero i sondaggi siano attendibili. Questo è quello che apparentemente sta accadendo, di quello che poi Grillo vuole o non vuole  poco importa, anche perché non è detto che lui sia onnisciente e che la sua strategia lo porti comunque dove vuole. Questi sono i risultati delle sue azioni. Il resto è speculazione. Di certo c’è che sta facendo di tutto per tagliare gli arti alla politica e automaticamente, anche se non gli piace, a riforme che potrebbero potenzialmente risollevare questo Paese. Sono sicuramente leciti i dubbi sulla qualità e la bontà delle riforme, tuttavia allo stato attuale, quante alternative ci sono?


Vassili.         

venerdì 7 febbraio 2014

Equazioni


Mi trovo a confermare i miei sospetti. In un articolo precedente che trovate qui, ho azzardato una valutazione della piega che un movimento come il M5S avrebbe preso nel giro di qualche anno.

Era stato detto, che fino a quando un partito mantiene intatto suo substrato, difficilmente vedrà perdere i suoi consensi. Grillo è figlio di 2 particolari eventi, uno di questi, la disastrosa situazione sociale ed economica italiana, è alla luce del sole. In secondo luogo è necessario capire che Grillo nasce con il benestare dei grossi industriali, come gli Elkan/Agnelli, che hanno visto progressivamente perdere la loro influenza per il semplice fatto che la politica, ha deciso di stringere le mani ai finanzieri.

Finanzieri che possiedono gran parte dei giornali e che hanno la capacità di mutare la percezione della realtà tanto da spingere gli eventi nella direzione desiderata, per poi confermarla, con una nuova pubblicata a sostegno dell’evento provocato. Quello che pare essere una previsione non fa che spingere la realtà verso la previsione stessa, effetto Pigmalione, la profezia che si auto avvera.

Le implicazioni di questo sistema di informazioni sono infinite soprattutto se consideriamo il peso che i "Rumors" hanno sui mercati finanziari. Vi basta immaginare che una notizia è in grado di variare la traiettoria degli investimenti, insomma, la finanza è un alleato potente.

Ora, il fenomeno Grillo va affrontato per gradi, come la maggior parte dei sondaggi che ho avuto modo di vedere pare che i consensi del 5 stelle stiano aumentando. Non mi stupisco, mi stupisco del fatto che ancora nessuno si sia reso conto del fatto che i mezzi per contrastare Grillo esistono ma paradossalmente non è possibile utilizzarli con efficacia.

Grillo si allinea perfettamente con il linguaggio dell’informazione internet, fatta di slogan, post di appena 2 o 3 righe, frasi effetto immagini toccanti, insomma, propaganda.
In più, rispetta l’esigenza di individuare il nemico e dargli un volto. Semplice, efficace e lacunoso, quindi perfetto.

La serie di convinzioni generate da grillo nei suoi elettori sono spesso, mezze verità, abbastanza per trovare superficialmente un riscontro con una ricerca distratta sul web.
Le inesattezze sono ovviamente innumerevoli, tuttavia tentare di scendere sotto la superficie implica spesso fare 2 cose:
Prestarci ai tecnicismi se siamo competenti in materia, diversamente non poter dimostrare il contrario (Diventa un credere/non credere).

Ora, dire cose sensate e fare un ragionamento complesso costa tempo energia ma soprattutto competenze. Anche a possedere tutti questi requisiti, difficilmente i vostri sforzi saranno apprezzati, è l’era internet, cose più lunghe di 5 righe semplicemente ignorate. Nemmeno gli intellettuali e le loro analisi hanno più spazio.

A coronare il tutto, voi potete scrivere ciò che volete ma loro avranno già più rifiuti di quanti ne potrete mai smaltire. Il debunking è, in sintesi, energeticamente sconveniente.

Non solo è un’impresa titanica smorzare e confutare notizie semplicistiche che si diffondono in modo virale, è complesso persino farsi ascoltare. Vedete, i motori di ricerca soffrono di ignoranza almeno quanto ne soffre chi li frequenta. Se la maggior parte delle persone si affida a notizie semplicistiche e, nella maggior parte delle volte false, le fonti attendibili, che fanno accurate analisi degli scenari finiscono per sprofondare spesso in fondo agli indici di ricerca. Un disastro, perché contano più le views dei contenuti. Motivo per cui, credo che internet abbia un principio di apoptosi che giudicheremo con il tempo.

Per questo vediamola così, Grillo si comporta un po’ come un enzima, ha uno specifico ruolo nel fare una specifica cosa nel metabolismo della politica italiana. La domanda è, esattamente che cosa fa? Non avendo i 5 stelle molta voce in capitolo in parlamento possiamo solo azzardarci a capire cosa fa esattamente l’enzima M5S.

Le soluzioni sono banalmente 3, per semplificare, la situazione migliora , la situazione peggiora o resta uguale. Non c’è effettivamente nient’altro che abbia rilievo in questo momento. Per vedere come il M5S cambierà o non cambierà l’Italia bisognerà aspettare una sua ipotetica vittoria. Si possono fare solo scommesse su questo, certo, un partito che fa gli interessi degli industriali avrebbe una sua utilità per disinfestare questo paese dai finanzieri, in realtà, sarebbe però una mossa pericolosa, che peggiorerebbe la nostra situazione e farebbe sparire Grillo dalla faccia dell’Italia alla velocità del suono.

La cosa che temo di più, è che gli elettori di Grillo hanno un approccio fideistico, ma non avendo tutte le competenze per spalare la merda che Grillo produce, anche gli elettori che non croceranno sul M5S alle prossime elezioni hanno preso una posizione altrettanto fideistica, ma questa è un’altra storia.

Una volta capito come funzione l’Enzima-Gr1LL0, bisogna capire che chi cerca di opporsi ad esso si comporta come un inibitore, che ne rallenta l’azione, ma è troppo inefficace per fare la differenza, diciamo non ha affinità. in sintesi, si limita ad aumentare l’energia necessaria per far fare a Grillo quello che Grillo vuole fare. l’unico che può fermare Grillo è Grillo stesso in questo momento e a queste condizioni.
Purtroppo, nonostante il sistema sia molto più complesso di così e quindi si bilancia spontaneamente, c’è anche da dire che da buon enzima non si sottrae alla saturazione.

bisogna accarezzare l’idea che è sufficiente lasciargli fare quello che fa e le europee saranno un ottimo laboratorio di simulazione. Chi a Grillo si sta opponendo in questo momen
Cruda verità, fine della storia. 
        
      

to, deve capire che sta divenendo un elemento limitante delle sue cazzate, una sorta di muro contro l’incompetenza senza avere la forza di rovesciarlo, quindi semplicemente, lo sostiene.

domenica 2 febbraio 2014

Un cognome che fa rima

Nella mia giornaliera esplorazione del net ho letto divertito le vicende dello scontro tra Grillo e la Boldrini.

“So’ ragaaazzi”, litigano.

Alla vostra destra, signore e signori Beppe Grillo, che quando si trattava di vincere per punteggio in misura delle cazzate dette è rimasto imbattuto.

Alla vostra sinistra, la signora Boldrini, cocktail di vittimismo e incompetenza. Quid multa?

Tornando seri, non credo di aver mai visto tanta incapacità di gestire in modo oculato il conflitto. Se io lancio una pietra, per quanto io possa stimare la velocità e il peso della pietra, discorso più complesso è capire quanto danno faccio se la lancio.

La politica è come il trading, ti svegli la mattina e dici, oggi quanto voglio perdere?

Limitare le perdite è un concetto fondamentale, avere un rischio calcolato e almeno una contromisura è la base se voglio impegnarmi in una situazione competitiva. Grillo è un comico, cosa cazzo ne può sapere un comico di strategie?

Per questo motivo quando la situazione pare essergli sfuggita di mano ha cercato di arrampicarsi sugli specchi con scarsi risultati. Diciamo che la pagina Facebook che linka tutti gli articoli del Blog di grillo è parte integrante della sua strategia di marketing, certamente un buon sistema se devi vendere pentole, (non che effettivamente non lo faccia), ma collegarsi ad uno strumento tanto instabile, difficile da moderare e così dispersivo è veramente come lasciare aperta una posizione su un forex senza stop loss e dormirci su.

provateci poi mi dite come è andata.

Perché lui questo ha detto, che era notte ed era impossibile moderare la pagina. E io cosa mi posso aspettare da un tizio che vuole mettere la museruola ad un leone? È veramente importante in quel momento che il leone sia tuo o meno?

Provateci, poi mi dite come è andata.

Non sono un tecnico di gestione delle reti, quindi lascerò a loro capire quale sia il modo migliore di moderare un blog e se sia una scelta conveniente innescare una bomba e mettersela sotto il cuscino.

Ovviamente, la Boldrini come volevate che reagisse? Facendo la vittima, perché se c’è un margine di errore nella gestione di qualsiasi situazione possibile pari allo 0,000001% la la Boldrini e la sinistra la fottono la statistica, riusciranno a fare la cosa sbagliata puntualmente e comunque. Se si può fare una cazzata, loro la fanno, assiomatico.

Se fossi una donna e venissi attaccata per mezzo di fastidiosi commenti sessisti, solo lei sa cosa cazzo vuol dire, o attraverso contenuti sessualmente espliciti, la cosa peggiore che mi potrà mai venire in mente è piegarmi alla logica sessista.

La Boldrini è incapace di difendere le donne e i loro diritti, per il semplice fatto che è succube della logica sessista, a patto che questa possa anche solo esistere, perché ammettere la sua esistenza è come affermare che un sesso può ancora permettersi di prevalere sull’altro, insomma, la contraddizione è intrinseca. 

Nel momento in cui una donna viene attaccata non c’è nulla di più masochista del fatto di rimarcare che questo accada perché sei una donna, o peggio porre come aggravante delle offese subite il fatto di essere donna, non c’è alcuna forza in queste affermazioni, solo un bieco vittimismo sfacciato.

Vittimismo che poi si riflette sull’ambiente circostante.

Vendola, altro genio del male, si è affrettato come molti altri a prestare la sua solidarietà alla Boldrini, lei, ovviamente non si prende la briga di rifiutarle, “uscire le palle” per uscire a testa alta dalla situazione non lo sa fare. Purtroppo qualcuno potrebbe concludere che le donne siano incapaci di gestire le situazioni perché donne e quindi non in grado di scindere l’emotività dal resto.

Questo è il messaggio che la Boldrini sta passando, che essere donna è un handicap.

Per completare l’opera la politica si stupisce dei commenti del popolo a 5 stelle, nel farlo cercano disperatamente il colpevole. Cosi, Grillo diventa il male un aizzatore di folle e forse è vero in parte.

Ciò che è ancora più chiaro è che la gente ODIA la classe politica, un odio viscerale indipendente da Grillo.

Vivere per troppo tempo nei palazzi dorati è una cosa capace di disconnetterti completamente dalla situazione reale. Questa gente, circondata dalla scorta ciò che vede è gente che quando passa, china il capo e gli regala un buongiorno, anche quando fanno le loro consuete visite istituzionali, trovano sempre gente pronta a comportarsi in un certo modo.
Non importa quanto odio represso si stia associando in Italia alle loro figure, ovunque posano gli occhi non potranno che far collassare la funzione d’onda del sistema e trovare sempre il leccaculo a fargli pensare che, in fondo, quelli che urlano in piazza siano estremisti. Ci vorrà del tempo prima che si rendano conto dell’entità della cosa.

La gente vi ODIA, compreso questo, forse, la politica agirà di conseguenza.

Per concludere, la Boldrini parla di “attacco alle istituzioni”, se ci fermiamo a riflettere, ciò che fanno i grillini in quell’aula è al limite della psicopatologia, solo uno psicopatico ha voce in capitolo e continua a comportarsi come se non la avesse.

Per qualcuno può sembrare forse una gran cosa che i “cattivi” politici dei partiti vengano messi alle strette. Oggettivamente però quello che sta accadendo nei palazzi del potere è patognomico di 2 condizioni morbose dello Stato.

•    Se i “ggiovani” del 5 stelle possono esercitare questi abusi, perché di abusi si tratta, vuol dire che abbiamo davanti un sistema debole e inerte, incapace di  gestire qualsiasi situazione, pensate governare…

•    Dobbiamo guardare questi eventi con preoccupazione, oggi sono i “rrrragazzi di Grillo” domani, a paralizzare un sistema e a mettere in gionocchio le istituzioni democratiche impedendo il normale scorrere delle attività istituzionali, potrebbe essere movimenti meno innocenti, con una comune paresi del braccio destro. A quel punto cosa farete? Sarà ancora una cosa una buona il fatto che sia così semplice minacciare la normale vita politica di un Paese

Ai posteri…